Il gip ordina una nuova consulenza: Greco tra gli indagati, sostituito Viel
- mariofornasari
- 24 giu
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La denuncia penale è finalmente arrivata a una svolta con l'ordine del gip, Andrea Migliorelli, di iscrivere nel registro degli indagati il professor Pantaleo Greco, docente all’ateneo di Ferrara e direttore del reparto universitario di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Cona, insieme ai dirigenti medici Ruby Martinello e Ilaria Iafelice: il reato ipotizzato è l’omicidio colposo per l’intervento chirurgico subito nel settembre 2018 da Elisabetta Marcigliano, che perse la vita 34 mesi dopo un sofferto calvario.
Il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero e disposto una nuova consulenza medica redatta da professionisti diversi da quelli che avevano elaborato le precedenti. Elisabetta, allora aveva 53 anni, venne sottoposta a un intervento di isterectomia con morcellazione su un fibroma più che sospetto di degenerazione cancerogena, tanto da indurre lo stesso ospedale a prescrivere una operazione urgente di rimozione. L’intervento, tuttavia, violò tutte le linee guida previste per questi casi: il fibroma venne morcellato, ossia frammentato all’interno del corpo, provocando la dispersione delle cellule di quello che si rivelò essere un sarcoma. La prognosi, proprio per l’operazione avventata, passò dalle altissime probabilità di sopravvivenza alla certezza della morte. Tutte le speranze di guarigione e di vita furono compromesse.
Nessuno comunicò l’errore chirurgico, nella lettera di dimissione si registrò un decorso regolare e così fu escluso ogni possibile rimedio tempestivo, come il lavaggio chemioterapico. L'evoluzione della malattia fu quella prevedibile e descritta da tutta la letteratura medica: la dispersione provocò una recidiva devastante, non più controllabile nonostante un successivo intervento chirurgico a Napoli e le terapie di frontiera richieste a luminari di New York.
Dopo la tragica scomparsa di Elisabetta ho ripensato alle sue ultime parole, profetiche: “Durante l’intervento non hanno usato precauzioni”. La storia è raccontata nei particolari in questo sito: un termine contenuto in un referto mi rese sospettoso e così scoprii la morcellazione, nascosta dai chirurghi e forse ignorata dagli oncologi. Ho denunciato i tre sanitari responsabili dell’intervento in sede penale, e l’ospedale di Cona in sede civile: incontrovertibile la valutazione dei consulenti tecnici incaricati dalla giudice civile. La responsabilità medica è inconfutabile. Nella loro relazione, dopo svariati confronti con le parti, si legge che “alla luce delle evidenze scientifiche è possibile affermare che la condotta colpevole dei sanitari abbia causato una anticipazione della morte”. E più avanti, in risposta ai quesiti della giudice, scrivono i Ctu: “Si può considerare apprezzabile, seria e consistente, la possibilità di sopravvivenza perduta, in considerazione dell’età della paziente, della sua aspettativa di vita e dell’assenza di metastasi a distanza”.
In parallelo, la tormentata vicenda veniva affrontata in sede penale, con i consulenti incaricati dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino che, al contrario, giudicavano adeguato il comportamento dei sanitari, nonostante avessero riconosciuta, già durante il primo ricovero, la possibilità di degenerazione del fibroma. Ne usciva una prima richiesta di archiviazione, bocciata dal gip Carlo Negri che disponeva indagini più approfondite.
Vennero incaricati gli stessi consulenti, Guido Viel e Jacopo Dal Maso, che confermarono per la seconda volta la loro valutazione. Da qui la nuova richiesta di archiviazione, malgrado fossero emersi nuovi documenti: finalmente, a un anno di distanza dalle richieste dell’avvocato, la procura invitò l’ospedale a consegnare l’originale del diario dell’intervento, perché risultava sostituito, e così quel documento venne inoltrato. Di per sé l’inoltro configurava il reato di omissione di atti d’ufficio visto che l’ospedale per ben due anni non mi aveva consegnato la copia dell’atto originale, che avevo richiesto in più occasioni. Il foglio annullato e sostituito contiene, infatti, un passaggio che venne totalmente cancellato dal diario e che registra un riferimento preciso all’organo e alle modalità di intervento: la cartella clinica è un atto pubblico di fede privilegiata che, nonostante i divieti, venne modificato da Ilaria Iafelice, medico in formazione a Cona sino al dicembre 2019 e dirigente medico dal gennaio 2020 in un’altra struttura sanitaria. Nella denuncia si era altresì richiesto il video integrale dell’intervento, registrato per scopi didattici e scientifici, ma consegnato con tempi di registrazione che non corrispondono e 45 minuti di riprese non presenti, proprio nella parte contestata dell’operazione. Per entrambi i casi il reato ipotizzato nella denuncia è il falso in atto pubblico. E poi la cartella clinica presenta altre incongruenze di modifiche, date e firme: la stessa descrizione dell'intervento è diversa tra le versioni della prima e della seconda pagina dello stesso diario chirurgico, ed è differente da quanto scritto nella scheda di dimissione ospedaliera e dalla lettera di dimissione che ci venne consegnata. Un caos inammissibile e censurabile.
Adesso il gip ha giudicato indispensabile un’ulteriore consulenza tecnica, anche alla luce di quanto evidenziato nell’ulteriore opposizione alla richiesta di archiviazione: nel 2021 Pantaleo Greco, primo chirurgo nell’intervento sotto accusa, e Guido Viel, consulente tecnico del pubblico ministero nel caso Marcigliano, avevano firmato assieme una pubblicazione scientifica nella quale si sostenevano metodiche esattamente opposte a quelle praticate da Greco e valutate da Viel. In particolare, si sosteneva come il consenso informato rappresenti un momento fondamentale nel rapporto tra medico e paziente: non ci venne mai detto che si sarebbe frammentato (in addome) il fibroma, tecnica che non avremmo mai permesso. Ma la morcellazione venne pratica lo stesso.
“Un intervento – scrivono Greco e Viel nel loro articolo – che può essere insufficiente e pericoloso in caso di apertura della capsula intra-operatoria e diffusione neoplastica in addome”.
Esattamente quel che avvenne: né Greco né Viel, che avrebbe potuto astenersi dal giudizio, hanno rispettato quanto hanno scritto e le linee guida del loro operare. Il sarcoma era incapsulato nel fibroma, non infiltrante, l’utero era sano e indenne: le probabilità di guarigione erano quasi assolute. La morcellazione non doveva essere nemmeno presa in considerazione, e invece fu eseguita di nascosto.
Il gip dunque chiede ora ulteriori approfondimenti attraverso una nuova consulenza “redatta da professionisti differenti”, visti i precedenti contestati e i concreti rapporti tra i protagonisti, e ordina al pubblico ministero di iscrivere Greco, Martinello e Iafelice nel registro degli indagati.
È un passaggio significativo in una battaglia ancora lunga, che rischia tuttavia di chiudersi sulla strada delle prescrizioni. Ora spero che il pubblico ministero eserciti finalmente l’azione penale per tutte tre le ipotesi di reato, e disponga l’acquisizione di documenti e filmati, finora del tutto trascurata. In modo inspiegabile.


